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PET DIET – #primapuntata

La dieta del vostro cane, proprio come la vostra, a volte va incontro a qualche piccolo strappo: ci sono comunque alimenti che è assolutamente vietato somministrare al nostro cane e al nostro gatto.
Il Blog di Petheory con la dottoressa Elisa Giorgetti, veterinaria di Prato, ha stilato un vademecum molto approfondito degli alimenti da evitare e del perchè.

IL CICCOLATO

Per molte persone la cioccolata è un piacere supremo, per altre diventa una vera e propria droga, in grado di generare sindromi da astinenza; in entrambi i casi è abbastanza raro che la casa sia sfornita di tale alimento che, fortemente appetito dagli animali, può rendersi responsabile di intossicazioni, anche fatali, in relazione alla taglia dell’animale, alla quantità e al tipo di cioccolata ingerita. A causa delle abitudini alimentari meno sofisticate, i cani sono più soggetti dei gatti a questo tipo di intossicazione. Il periodo delle feste è particolarmente pericoloso, poiché nelle abitazioni sono facilmente reperibili grandi quantità di dolciumi e cioccolatini. Le sostanze presenti in quasi tutti i tipi di cioccolata, e responsabili degli effetti tossici negli animali, sono due metilxantine: la teobromina e la caffeina, la cui concentrazione varia a seconda del tipo di cioccolato considerato. Nella maggior parte dei composti a base di cioccolato la teobromina è comunque il componente tossico predominante, mentre la caffeina è presente in concentrazioni molto più basse. Il contenuto medio (espresso in mg/oncia) di teobromina e caffeina in diversi tipi di cioccolata è riportato in tabella 1. In tabella 2 sono invece riportate le quantità potenzialmente letali di cioccolato al latte e cioccolato amaro in polvere in rapporto al peso dei cani.
Va però sottolineato che l’ingestione di quantità inferiori a quelle descritte può causare comunque considerevoli disturbi. Gli alimenti contenenti cioccolato, oltre a contenere la teobromina e la caffeina, presentano un tenore lipidico particolarmente elevato. Questo costituisce un ulteriore pericolo per i cani, in quanto l’assunzione di un pasto ricco in grassi può causare pancreatite acuta, evento che, nell’immediato, può mettere in pericolo la vita dell’animale, ma può evolvere anche in forma cronica, esitando in insufficienza della porzione esocrina di tale ghiandola e/o distruzione delle insulae pancreatiche (diabete mellito).

Caratteristiche tossico-cinetiche

Le metilxantine vengono rapidamente assorbite dal tratto gastrointestinale ed altrettanto rapidamente metabolizzate a livello epatico. I metaboliti vengono eliminati principalmente attraverso il rene; la quota eliminata con la bile può essere soggetta a ricircolo enteroepatico, che comporta il riassorbimento della sostanza attraverso l’ileo ed il suo ritorno nel circolo sanguigno attraverso il sistema portale epatico. L’emivita della caffeina e della teobromina nel cane è rispettivamente di circa 4,5 e 17,5 ore.

Meccanismo d’azione

Le metilxantine sono degli inibitori della fosfodiesterasi; determinano, pertanto, aumento dell’AMPc, favorendo così la funzione delle catecolamine; si pensa che tale meccanismo d’azione sia alla base della sintomatologia presente negli animali con intossicazione da cioccolata, compresa la stimolazione del sistema nervoso centrale, la diuresi e la tachicardia. Le metilxantine inibiscono inoltre i recettori cellulari del calcio, aumentando la concentrazione del calcio libero e così intensificando la contrattilità cardiaca e quella della muscolatura scheletrica. L’aumentata contrattilità muscolare viene causata sia dal maggior ingresso di ioni calcio che dal loro mancato sequestro da parte del reticolo sarcoplasmatico (con meccanismo sconosciuto). Le metilxantine sembrano poi in grado di antagonizzare competitivamente i recettori cerebrali per le benzodiazepine. La caffeina è anche in grado di stimolare direttamente il miocardio e il SNC e di determinare antagonismo competitivo per i recettori cellulari dell’adenosina. Tossicità La teobromina e la caffeina hanno entrambe una DL50 di 100 – 200 mg/kg, ma gravi segni clinici si possono osservare già a dosaggi inferiori. Sulla base dell’esperienza dell’Animal Poison Control Center (APCC) dell’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals (ASPCA), segni clinici da leggeri a moderati si presentano in animali che hanno ingerito 20 mg/kg; segni più gravi si iniziano a verificare con 40-50 mg/kg e espressioni più gravi dell’intossicazione, finanche alla comparsa di fenomeni convulsivi, si presentano con 60 mg/kg. La terapia viene consigliata quando i livelli di ingestione delle metilxantine si avvicinano a 20 mg/Kg. Le metilxantine possono attraversare la placenta e passare nel latte, pertanto il feto o il neonato possono andare incontro ad intossicazione da cioccolato attraverso la madre.

Sintomatologia

I segni clinici solitamente si presentano tra le 6 e le 12 ore dall’ingestione. Inizialmente la sintomatologia include polidipsia, vomito, diarrea ed irrequietezza. I segni poi progrediscono con iperattività, poliuria, atassia, tremori e, nei casi più gravi, convulsioni.

Altri possibili effetti includono tachicardia (associata anche alla comparsa di complessi ventricolari prematuri), tachipnea, cianosi, ipertensione, ipertermia e coma. Meno comunemente si possono manifestare bradicardia ed ipotensione. Nelle ore successive all’intossicazione è possibile il riscontro di ipokaliemia. Come precedentemente riportato, a causa dell’alto contenuto di grassi di molti prodotti a base di cioccolato, una potenziale sequela 24-72 ore dopo l’ingestione è data dall’insorgenza di pancreatite acuta, con comparsa, quindi, di vomito incoercibile, addome acuto e diarrea. La morte è generalmente dovuta alle aritmie cardiache od all’insufficienza respiratoria e può sopraggiungere entro 6-24 ore dall’ingestione in corso di esposizioni acute ed entro qualche giorno nelle intossicazioni croniche. Nelle intossicazioni da prodotti contenenti alte quantità di caffeina il quadro clinico sarà invece caratterizzato da tachicardia, tachipnea, ipereccitabilità, tremori, convulsioni, extrasistoli ventricolari; la vasodilatazione coronarica, polmonare e sistemica può causare congestione; l’ipertermia può derivare dall’eccessiva attività muscolare. Trattamento Non esistono antidoti; la terapia è solo sintomatica e di supporto, nell’ottica di stabilizzare il paziente, realizzare la decontaminazione gastrointestinale e fornire una cura di sostegno. Si consiglia SEMPRE e con urgenza di contattare un medico veterinario.

 

Dott.ssa Elisa Giorgetti

Medico Veterinario e Nutrizionista